INTRODUZIONE

Gianni Lattanzi (Roma, 1962) vive e lavora ad Amsterdam, città che ha segnato il suo debutto artistico.

Ritratti dell'essere si propone come una mostra particolare, dal momento che ad accogliere il pubblico saranno solo trentatré fogli di cartoncino, tutti in bianco, che verranno riempiti dall'artista durante l'inaugurazione con ritratti delle persone intervenute.

L'idea della mostra è nata dalla straordinaria capacità dell'artista di rendere in pochi tratti di colore o carboncino i caratteri distintivi della persona ritratta, cogliendone al contempo un'interiorità a volte sconosciuta alla persona stessa.

Le eccezionali dimensioni della galleria Arturarte - inaugurata lo scorso 22 novembre con la mostra-evento www.plot.@rt Passaggi: manualità web plotter - permettono all'artista la più ampia libertà di movimento, trasformando l'evento in una performance in cui partecipa anche il pubblico.

Il catalogo, stampato a fine inaugurazione, sarà disponibile anche sul sito della Galleria.

 

Presentazione di Lella Antinozzi


Non e' la prima volta che Gianni Lattanzi espone in Italia. E' la prima volta pero' che decide di condividere con tanto pubblico una delle fasi piu' belle del suo fare creativo. Perche' per Gianni Lattanzi, artista romano classe 1962, che vive ad Amsterdam da otto anni, arte non e' solo il frutto finale dello sforzo creativo: per lui la dimensione del fare artistico e' parte integrante dell'opera d'erte. Quando dipinge si cala totalmente nella creazione dell'opera. Osservarlo e' avvincente. Ti colpisce la determinazione dei gesti, la forza della mano che usa il pennello, la sicurezza con la quale attinge al caso. E quando ritrae qualcuno, tutto il sue essere interagisce con quella persona. Riesce a stabilire un contatto cosi' profondo con il soggetto, da divenire uno con lui. E per questo motivo il segno fluisce, n modo naturale, come se sapesse benissimo dove andare, quando fermarsi, quando ispessirsi o raffinarsi. E' una danza guidata dal suono del fluire, come un torrenteche scorre.
Disciplina, quindi molta. Ma non tanto per imparare a disegnare, non ne ha avutobisogno, quanto per imparare a non farsi travolgere da questo fiume in piena di energia creativa. La sua e' stata una formazione sui generis che lo ha portato ad esplorare le mille sfaccettature della dimensione creativa, ad esplorare sponde inaspettate come quelle della poesia che spesso e volentieri l'artista unisce alla pittura. Un cammino che gli ha fatto raggiungere una liberta' espressiva cxosi'audacew da intimorire, cosi' vera da commuovere e cosi' bella da desiderare di condividere. Che ci aiuta a capire che l'arte e' una dimensione di vita, anzi, che e' la vita stessa.
Una performance, quindi, quella di stasera, che la Galleria Arturarte di Massimo Lupoli non si' fatta sfuggire.

Dionisiache forme, apollinee trasparenze.
Ritratti dell’essere ed essere nei ritratti


Presentazione di Laura Turco Liveri


Un particolare meccanismo rende i ritratti di Gianni Lattanzi ritratti dell’essere. Il dialogo senza parole che si innesca come un flusso di corrente elettrica, consente al pittore di vedere al di là dell’apparenza dei volti, e di cogliere l’energia – l’aura – che emanano. Non sempre il volto esteriore corrisponde all’aspetto dell’anima, per questo nei ritratti sono riconoscibili spesso solo alcuni dei tratti somatici e degli atteggiamenti tipici dei soggetti, completati da altri dettagli e andamenti interiori.
A contatto con Gianni Lattanzi si spalanca, senza fatica, uno spazio infinito, contemporaneamente presente ed esplorabile. Con i soli sensi percettivi del tatto e dell’intuizione, ci si affida un po’ trepidanti avanzando alla cieca verso e dentro di lui. Non si sa dove si andrà – ne’ quanto durerà questo viaggio e nemmeno se finirà – ma si avanza, fino a stabilire un contatto con lui, un dialogo muto e sorridente.
Lui ci risponde, allo stesso modo, senza parole, accogliendoci. È un’apertura reciproca, due acque che si confondono, un intrecciarsi di colori e calori, per ondeggiare insieme, in un’energia potenziata. Il morbido gioco di rimandi apre una danza alternata, mossa in una spirale che richiama e coinvolge per empatia tutte le persone presenti nello spazio circostante. E improvvisamente, facile e totale, l’apertura che scioglie le personalità, facendo sorgere le proprie, bellissime particolarità.
Una forza immane e generosa scaturisce da questa peculiare “emersione”, accompagnando e d’ora in poi alimentando la nostra vita, con lo straordinario coraggio di una serena e ferma dignità dell’essere.